Il monastero

La comunità di Bologna, fondata nel 1619, il 23 luglio 1953 si trasferisce definitivamente nel nuovo monastero dedicato al “Cuore Immacolato di Maria”, un titolo mariano allora assai sentito.
 


La costruzione non era ancora completamente rifinita.
Fasi della costruzione del Monastero
 

Negli anni seguenti la chiesa verrà ornata con la statua della Madonna “meditante nel suo cuore” e da un Crocifisso bronzeo (opera dello scultore Enrico Manfrini) e verrà esposta anche l’antica pala d’altare del primo monastero (opera del Guercino). In seguito, sulla croce del chiostro sarà collocato un Cristo, opera dello scultore Messina, offerta dal senator Mario Missiroli.
 
E. Manfrini, Maria meditante nel suo cuore
 

Gli inizi sono promettenti, alcune giovani fanno il loro ingresso in monastero e già nel 1954 due postulanti vestono l’abito del Carmelo. Gli anni seguenti sono per la comunità anni di promesse: gli ingressi, le vestizioni e le professioni si susseguono con regolarità. Anche allora la formazione iniziale era tempo di discernimento e di prova, non tutte le candidate risultavano idonee allo stile di vita semplice ma austero nel contempo.

La costruzione del nuovo monastero si era resa necessaria per le condizioni fatiscenti dell’edificio bombardato di via Malcontenti, ma si era potuta realizzare solo grazie ai contributi spontanei suscitati da un articolo apparso nel 1951 sul settimanale “Oggi”. In quegli anni si sentivano ancora le ristrettezze del dopoguerra, ma la Provvidenza venne in aiuto attraverso molte piccole offerte fatte da gente umile. Così si riuscivano poco a poco a saldare i debiti, talvolta in modo che aveva del miracoloso. Tuttora i “benefattori” e gli amici sono per noi segno della provvidente mano del Padre, espressione della fiducia nella preghiera, stimolo ad una generosa fedeltà nella nostra vocazione carmelitana.

L’episcopato del Cardinal Giacomo Lercaro (1952-1968) fu una stagione di grande dinamismo pastorale e liturgico a Bologna. Anche il Carmelo di via Siepelunga partecipò con intensità a questo movimento. La nostra chiesetta fu sede della nuova parrocchia di Sant’Anna mentre si stava costruendo il nuovo tempio. In quegli anni le tradizionali vesti liturgiche lasciavano il posto a fogge rinnovate, nella liturgia si poterono usare stili musicali nuovi ed entrò così nelle nostre celebrazioni solenni anche il suono dell’arpa, grazie alla perizia di suor Maria Maddalena, una monaca arpista.
 
Celebrazione nel Coro
 

A partire dal 1957 una particolare notorietà fu suscitata dall’intervista radiofonica realizzata da Sergio Zavoli, nella quale alcune Sorelle furono coinvolte per la preparazione dei testi e la registrazione. Questo contatto con un mondo in fermento fece affiorare interrogativi sul senso della vita e della fede, che trovarono risonanze particolari in qualche sorella. Ci si andava avvicinando alla grande svolta che la Chiesa avrebbe espresso con il Concilio.
Suor Maria Teresa dell’Eucaristia percepì come una chiamata dello Spirito molte inespresse istanze e nel 1963 intraprese un cammino che, dopo anni di ricerca, la portò alla fondazione dell’Eremo della Trasfigurazione a Collepino di Spello.

Nel clima di fervore liturgico suscitato dal Concilio Vaticano II il 12 aprile 1966 si compiva la solenne consacrazione della chiesa presieduta dal Cardinal Giacomo Lercaro, dove, qualche mese più tardi, ci sarà la prima Concelebrazione Eucaristica, che vedrà raccolti intorno al nostro altare vescovi di varie diocesi.
Momento della consacrazione della Chiesa ad opera del Cardinal Lercaro
 
  
Negli anni ‘60 – '70 la comunità e il Carmelo, come tutti gli istituti religiosi maschili e femminili, accogliendo le nuove norme promulgate in seguito al Concilio, entrerà in un periodo di rinnovamento, di riflessione per l'“aggiornamento” di norme, usi e costumi. Questo impegno fu portato avanti con zelo, con entusiasmo, ma anche con fatica, tenendo fisso lo sguardo sulle prime comunità teresiane e in ascolto delle nuove istanze.

Nel contempo la Chiesa andava mostrando a tutto il popolo di Dio la santità esemplare di tante figlie e figli di Teresa: la stessa Santa Madre venne proposta a tutti i fedeli come “maestra di orazione” con il titolo di “Dottore della Chiesa” nel 1970, insieme a Santa Caterina da Siena: saranno le prime donne ad essere proclamate tali.

In questo clima di fermento ecclesiale, con il desiderio di una maggiore semplicità di vita, un gruppetto di tre Sorelle nell’autunno del 1977 si staccherà dal monastero per sperimentare una nuova forma di vita contemplativa nella diocesi di Pesaro. Ha così inizio in quegli anni di “aggiornamento” quella che diventerà la Comunità delle Eremite Carmelitane di Monteluro.

Negli anni ottanta incominciano a partire verso il Cielo le più anziane delle prime quattordici monache che erano arrivate nel nuovo monastero quel lontano 23 luglio. L’ultima di esse ci lascerà, ormai centenaria, nel 2020. I vuoti da loro lasciati vengono colmati con nuovi arrivi e la vita prosegue con giorni lieti e tristi, “caminemos hacia el Cielo, monjas del Carmelo” fa cantare Santa Teresa.

A partire dagli anni ‘80 e ‘90 dello scorso millennio, con il desiderio di irradiare la ricchezza del Carmelo Teresiano, sono state offerte agli amici numerose iniziative, veglie ecumeniche e celebrazioni liturgiche, mettendo in evidenza la varietà dei nostri Santi che in quegli anni salgono agli onori degli altari. Festeggiamo Raffaele Kalinowski, Elisabetta della Trinità, le Martiri di Guadalajara, Edith Stein, Mariam di Betlemme, Teresa di Gesù di Los Andes, ed altre figure meno note, fino al “dottorato” di Santa Teresa di Gesù Bambino proclamato nel 1997. In quell’anno lei stessa ci fa “visita” con le sue reliquie. È per noi l’occasione di vedere quale grande emozione e devozione ancora ella può suscitare tra i fedeli.
La famiglia carmelitano-teresiana si allarga: prende corpo un gruppo di preghiera teresiano (GOT) e cresce il numero di iscritti al Movimento dello Scapolare e dell’Ordine Secolare Carmelitano (OCDS).

Le nuove norme riguardanti la clausura e la decisa volontà del Cardinal Giacomo Biffi per la prima volta permetteranno alla quasi totalità della comunità di “uscire” nel settembre 1997 per incontrare in cattedrale il Santo Padre San Giovanni Paolo II in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale. Si è sfatato un luogo comune!!!

 

Incontro con il Santo Padre San Giovanni Paolo II in Cattedrale
 
 
Il 23 maggio 1993 viene benedetta una statua della Madonna e collocata vicino alla porta della nostra chiesa perché qualche automobilista in sosta al semaforo possa guardare a Lei e pregarla…
 


Verso la metà degli anni novanta, sollecitate dai Superiori e dalle direttive della Chiesa, i legami fraterni con gli altri monasteri della nostra regione si esplicitano maggiormente con una forma giuridicamente stabilita: l’Associazione “Regina Pacis”. Con gioia ed entusiasmo entriamo in questo movimento che intensifica la comunione fra i monasteri, in vista di un aiuto reciproco nello spirito teresiano. Partecipiamo alle iniziative di formazione comune dando fin dall’inizio il nostro piccolo contributo di presenza per una maggiore unione fra i membri della stessa famiglia religiosa. 
 
Corso di formazione dell’Associazione Regina Pacis a Cassano Valcuvia
 

Il nuovo millennio si presenta con una diversa situazione sociale ed ecclesiale: si parla di un tempo di sfide! La comunità, pur continuando a vivere la “separazione dal mondo”, rimane immersa in un mondo che sta velocemente cambiando e ne condivide le condizioni.

Il numero delle Sorelle, al compiersi di questo 70° anniversario, rimane alto, ma si è innalzata pure l’età media, con tutte le conseguenze del caso, come in tutte le famiglie italiane. La diminuzione delle vocazioni, che tocca ora anche la vita monastica, ci fa desiderare di rafforzare i legami di conoscenza e di fraternità con altre espressioni di vita consacrata della diocesi. Timidamente iniziamo a scambiarci momenti di dialogo e incontro con le Sorelle Clarisse, le Agostiniane e altre Sorelle delle nuove Famiglie monastiche diocesane.

Il 13 settembre 2017 apriamo le porte con la dovuta solennità e con grande gioia al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, che ci onora della sua visita e si intrattiene fra noi con grande semplicità, con un solenne seguito di dignitari che osservano incuriositi i nostri ambienti. Sono presenti a questa visita eccezionale anche altre monache, carmelitane dell’antica osservanza, clarisse e sorelle carmelitane minori. In noi si riaccende il desiderio dell’unità.

 
Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I
con la lettera autentica scritta dalla Santa Madre
Teresa di Gesù che conserviamo nel nostro monastero

La dedica che ci ha lasciato
il Patriarca Ecumenico
 

Dopo la pandemia da covid 19, percepiamo segnali di un altro cambio di stagione. Ci interpellano i problemi che attanagliano il mondo insieme a quelli che ci giungono in diretta attraverso le grate o le e-mail. Sappiamo di essere membra vive di una Chiesa che vuole essere in ascolto e in uscita e vogliamo continuare a dare il contributo che ci è proprio.

Quasi a sigillo dei 70 anni e come benedizione per il futuro, il Cardinal Matteo Maria Zuppi ci ha fatto dono di una “visita” della venerata immagine della Madonna di San Luca che, scendendo in città il 13 maggio 2023, ha sostato sul piazzale della nostra chiesa! E così fu che, sfatando nuovamente l’antico luogo comune, tutta la Comunità delle “segregate” si è recata sulla soglia per accogliere la Venerata Immagine e la benedizione del nostro amato Pastore e Vescovo.

 
 


Concludendo questa sintetica cronaca, vogliamo evidenziare ciò che più conta: entro questi ristretti limiti di spazio e di tempo tante Sorelle hanno vissuto. Nel lungo cammino sono state sorrette e guidate, paternamente e fraternamente dai “nostri” Padri Carmelitani Scalzi e da tanti sacerdoti di notevole levatura spirituale, tra i quali ci piace ricordare Don Divo Barsotti e Monsignor Luciano Gherardi. 
Queste donne radunate dal Signore hanno offerto se stesse per il bene della Chiesa e del mondo, ognuna, nel dono totale di sé, con e come la Vergine Maria, esprimendo nell’unicità della propria vita una particolare sfaccettatura della grazia e formando tutte insieme un’immagine viva del Carmelo: chi con una profonda vita mistica, chi nel generoso servizio, qualcuna in ascolto di richieste di aiuto, altre nella fatica della sofferenza e della vecchiaia, sia nell’allegria del vivere fraterno come nei gesti umili, nella monotonia dei giorni, nella lode liturgica o nell’aridità del deserto, nel silenzio e nel canto… tutto per la gioia del Signore.
 


Potremmo tracciare il profilo di ognuna, ma forse sbaglieremmo, preferiamo esclamare all’unisono con tutte le Sorelle, passate, presenti e future: Grazie, Signore! Magnificat! sicure di non sbagliare. 

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